Edith Ballantyne

10 Dec 1922 – 25 March 2025

Ada Donno

Ricordando Edith Ballantyne, donna di pace

di Ada Donno

Mentre leggo le numerose testimonianze affettuose dedicate ad Edith Ballantyne,   mi ripasso nella mente le occasioni in cui ho avuto il grande privilegio di incontrarla. La prima volta fu nel maggio del 1984 a Milano, dove Edith era fra le relatrici al convegno nazionale delle donne dell’ANPI sulle “donne protagoniste per una nuova cultura della pace nella resistenza e nella società”. Edith era stata invitata non solo nella sua veste di segretaria generale della WILPF, ma anche nel ruolo straordinario attribuitole dalle Nazioni Unite di coordinatrice della sottocommissione per la pace nell’organizzazione del Forum mondiale delle ONG in preparazione per l’anno dopo a Nairobi.

L’evento si sarebbe tenuto in parallelo con la Conferenza Mondiale dell’ONU per le Donne, che la capitale del Kenia si apprestava ad ospitare nell’85 e che già si preannunciava attraversato da un acuto contrasto geopolitico: i paesi dell’Est europeo e altri del Sud del mondo avevano dichiarato la loro insoddisfazione per “l’arrogante ostruzionismo” delle potenze occidentali che, a loro dire, brigavano per far passare in subordine due dei tre temi del Decennio per le Donne: parità, sviluppo e pace. Adducendo il pretesto che fossero “troppo conflittuali e politicizzati” e non riguardassero lo “specifico femminile”, cercavano di espungere dai documenti preparatori alcune problematiche connesse allo sviluppo e soprattutto alla pace.

La Conferenza ed il Forum di Nairobi ‘85 sarebbero passati agli annali della storia del ‘900 come pietra miliare del percorso di liberazione delle donne del Sud del mondo, ma in quel frangente storico, mentre si vivevano i parossismi della guerra fredda, le potenze occidentali manovravano per retrogradare alcune tematiche scomode – il disarmo e i pericoli di guerra nucleare, insieme alle questioni dei territori palestinesi occupati e delle lotte di liberazione anticoloniali – che già erano a rischio di restare ai margini della mappa mentale del movimento femminista occidentale.

Edith colse l’occasione della tribuna di Milano per denunciare energicamente quanto stava accadendo sotterraneamente e chiese alle donne dell’ANPI di agire per “vincere la sfida di Nairobi”.  Sappiamo come andò. Edith quella sfida la vinse riuscendo, sostenuta non solo dalla WILPF ma anche da altre ONG come la Women’s International Democratic Federation – che a sua volta coordinava il sottocomitato “Donne in situazioni di emergenza” – a riportare la pace al centro. Ottenne che un “Centro della Pace” fosse incluso nell’organizzazione del Forum, istallato in una grande tenda a strisce bianche e blu nel bel mezzo del campus universitario che ospitava il Forum mondiale. La Tenda della pace divenne di fatto il punto d’incontro delle attiviste venute da tutto il mondo a Nairobi ‘85 per dire che il disarmo e la liberazione dei popoli dal colonialismo erano una faccenda di donne!

Negli anni successivi mi è capitato d’incontrare Edith in altre occasioni. Ricordo alcune “scuole di pace internazionali” organizzate dalla WIDF in diverse capitali europee dell’Ovest e dell’Est, alle quali Edith non mancava di essere invitata. Ne ricordo in particolare una a Sofia, nel settembre dell’88, sulle “azioni delle donne per la pace e il disarmo”. Edith ci raccontò con commozione che un debito di riconoscenza la legava alle donne bulgare da quando, profuga dalla Cecoslovacchia invasa dai nazisti, era stata accolta e ospitata in Bulgaria prima di trovare una via di fuga che l’avrebbe portata in Canada.

Conservo anche il vivo ricordo di un seminario internazionale della WILPF a Pensier, in Svizzera, nel ‘93. Ero a quel tempo presidente della WILPF Italia ed Edith mi volle manifestare in confidenza la sua preoccupazione per certe controverse azioni che avevano coinvolto alcune nostre associate italiane. L’attenta premura con cui seguiva le vicende di ogni singola sezione della WLPF mi colpì allora profondamente e la ritrovo ora nelle parole a lei dedicate da Sylvie Ndongmo: «Edith ha sempre messo al centro della sua vita e del suo attivismo le persone, che ascoltava con rispetto e considerazione, dimostrando profonda cura e gentilezza verso le sue compagne attiviste della pace».

Edith fu ancora tra le progettatrici del memorabile Treno della pace che nel ‘95 partì da Helsinki con un gioioso carico di donne provenienti da 42 paesi che si recavano a Pechino per partecipare Forum Mondiale delle Donne di Huairou e alla quarta Conferenza mondiale delle Nazioni Unite per le Donne.

Quando ho potuto incontrarla l’ultima volta nel 2015, in occasione del centenario della WILPF celebrato a l’Aja, già Edith appariva circonfusa dell’aura di ammirazione riverente tributata a un mito.

Addio, Edith. Mentre piangiamo la tua scomparsa insieme a tutta la WILPF, sentiamo con Sylvie che «il tuo spirito vive in tutte coloro che continuano il lavoro che hai portato avanti con tanta passione».